Annalena Benini: quando la scrittura è vita

Se ami la scrittura, se vuoi, se sei curiosi di sapere cosa provano gli scrittori, il libro “La scrittura o la vita” di Annalena Benini per Rizzoli è imperdibile.

Annalena è una giornalista dalla penna attenta e mai ossequiosa, scrive per Il Foglio.

Oltre ad essere una brava giornalista è una donna molto gentile, attenta agli altri, educata e disponibile, insomma una gran bella persona.

Nella introduzione dici “La storia di una vocazione è allora anche la storia di una immensa libertà interiore che rende la vita sua schiava, ma felice di esserlo”. Ritieni che sia applicabile a tutti i campi professionali o solo alla scrittura? Credo che la vocazione riguardi la consacrazione della vita a qualcosa di grande. Qualcosa che si sente dentro come grande. E la scrittura di certo è qualcosa di grande. Anche insegnare, curare, aiutare, pregare, creare, costruire, amare. Lo si può fare senza vocazione, a metà, oppure lo si può fare totalmente, con passione, con questa libera schiavitù.

Tutti gli scrittori che hai intervistato hanno, con modalità diverse, l’ossessione per la scrittura. Potresti dirci qual è la tua ossessione/fragilità legata alla scrittura? La mia fragilità è la paura di scrivere. Paura di abbandonarmi alla scrittura mentre penso così tanto alla scrittura, alle storie, alla letteratura, attraverso i libri degli altri e attraverso le mie strade dentro lo scrivere, come questo libro. Scrivere è al tempo stesso la cosa su cui sono più sicura e più impaurita. Sono sicura mentre scrivo un articolo, mentre faccio un’intervista, mentre leggo e penso a un libro che ho tra le mani, ma ho sempre paura di quello che saprò o non saprò fare con la scrittura.

A tuo avviso esistono scrittori (con la S) che non sentono il fuoco o l’urgenza di scrivere? Ovvero senza il fuoco non si può essere davvero scrittori? ( Mi è capitato di intervistare autori che sono “manager” di libri). Esistono scrittori che sanno addomesticare il loro fuoco interiore, ma io credo che senza ossessione e vocazione (e, come ha detto Michele Mari, predestinazione) si possa essere qualcos’altro: ottimi narratori, persone di successo, ma uno scrittore ha qualcosa in più, e anche in meno: la soddisfazione, ad esempio. Non credo che la vocazione consenta la soddisfazione.

La vita è un rumore di fondo rispetto alla scrittura. E per te? Non credo che la vita sia un rumore di fondo. E’ ciò di cui si nutre la scrittura, è anche ciò che spesso viene divorato dalla scrittura. La vita è anche quello che uno scrittore racconta, trasfigura. E vita e scrittura possono coincidere, darsi reciprocamente un senso e uno scopo.

Come le tue letture influiscono sulla tua scrittura? Tantissimo. Prendo disordinatamente appunti per ogni libro che leggo, fotografo pagine, riscrivo frasi, e mi sembra di assorbire sempre qualcosa, un modo di descrivere una persona, un sentimento, un’analisi. Le letture sono fondamentali, importantissime, vitali, perché accendono un’idea, o un desiderio, costruiscono un gusto, un’autocritica. Ci sono libri che risuonano dentro, e con questi libri in mente si procede nel mondo della scrittura.

Gli scrittori che hai intervistato hanno o hanno avuto anche da ragazzi, un “entourage” di persone direttamente o indirettamente legati al mondo della scrittura. E’ possibile diventare scrittori senza questo vantaggio? Hai suggerimenti? Gli scrittori che ho intervistato hanno avuto, più che un entourage, un incontro. Francesco Piccolo con Domenico Starnone, Patrizia Cavalli con Elsa Morante, per fare due esempi. Melania Mazzucco ha incontrato, a sua insaputa, la rivista Nuovi Argomenti a cui suo padre aveva mandato un suo racconto.

Gli incontri sono fondamentali, il momento in cui il caso e l’intenzione si uniscono: serve ostinazione, ma anche fortuna. Serve qualcuno in ascolto, serve generosità e capacità di attenzione in chi ha la facoltà di incoraggiare e indirizzare. Ci si costruisce da soli, ma sempre cercando lo sguardo di qualcun altro. Michele Mari voleva al tempo stesso fuggire dal padre e provare qualcosa a suo padre. Domenico Starnone voleva arrivare dove suo padre non era arrivato. Tutti hanno una spinta, una storia, e tutti hanno bisogno di un incontro.

Il mio suggerimento per chi scrive è aprirsi alla possibilità di un incontro, con grande umiltà e curiosità. E avere sempre la capacità di provare gratitudine, di ammetterla. E’ un sentimento con cui non tutti riescono a confrontarsi.

Cosa stai leggendo in questo momento? E cosa suggeriresti di leggere? Suggerisco di leggere la biografia di Natalia Ginzburg scritta da Sandra Petrignani per Neri Pozza, per capire che cos’è la vita di uno scrittore. Sto leggendo i racconti di Joyce Carol Oates e quelli di Grace Paley, Piccoli contrattempi del vivere, e sto rileggendo, adesso qui in aereo, Il decennio dell’Io di Tom Wolfe. E sto leggendo l’ultimo volume uscito delle interviste della Paris review, pubblicate come sempre da Fandango: lunghe interviste alle più grandi scrittrici del mondo.

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Sottolineando:

– Sandro Veronesi, Michele Mari, Valeria Parrella, Domenico Starnone, Francesco Piccolo, Patrizia Cavalli, Edoardo Albinati, Melania Mazzucco, Alessandro Piperno, Walter Siti, sono gli autori che Annalena ha intervistato.

– Annalena ha saputo entrare nella mente degli scrittori, tra le loro ossessioni, paure e manie.

– Alla fine del libro Annalena riporta i libri fondamentali citate nelle interviste: un ottimo punto di partenza se vuoi scrivere o solo leggere scritti con la S.

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