Dal teatro all’editoria: la passione per la scrittura

Il fine settimana si avvicina, tempo di relax e di prendersi qualche oretta per se stessi.

Io domani farò un po’ di shopping con la mia bipede …”mamma è primavera, mi piacerebbe qualche maglione più leggero…”.  Di solito non dico subito di sì, ma questo sole mi ha resa più propensa a qualche spesa. E,  complice il fatto che pure lei è più “simpatica”, faremo un giro per negozi.

Ma il fine settimana è anche l’occasione per leggere. Se cercate qualche cosa di simpatico, ben scritto e che parli al cuore, vi consiglio “Perché l’amore” di Luisella Pescatori, per Ultra Editore.

L’autrice, Luisella, è una donna piena di energia, si è messa in gioco più volte nella sua vita. Abbiamo fatto una lunga chiacchierata, complice un’amica comune che ci ha fatto incontrare. Ah dimenticavo, Luisella ama i cani e questo, per me, è gia una garanzia!

Nelle mie interviste, mi piace scandagliare la parte più intima delle persone, quindi, ancora una volta, si parla di libri, ma soprattutto di persone.

Hai un passato legato al teatro, come sei arrivata all’editoria? Perché a un certo punto, quando ancora facevo Teatro, mi è stata data l’opportunità di occuparmi di una drammaturgia, poi mi è stata chiesta una consulenza per un testo e mi è stato affidato un soggetto da sviluppare; dopo è arrivata l’esperienza come web content creator, in una storica Web Agency milanese, poi diverse collaborazioni con alcuni Magazine, mi sono occupata di tendenza, di musica; mi chiedevano di scrivere e io lo facevo. Crescevano le collaborazioni, cresceva l’esperienza. Mi affidavano testi da sistemare, da riscrivere. Iniziavo a capire che, con coraggio, avrei dovuto lasciare il Teatro, perché comunque non lo avrei mai perso: il Teatro si lascia ma non si abbandona, perché fa parte di te, ti forma, ti plasma, ti educa e ti dà la possibilità di avere una visione più ampia della vita. Ti insegna quel rigore e quella disciplina che servono, nel lavoro, nella vita, nello sport. Certamente ho imparato prima a scrivere (e devo ringraziare per questo la mia maestra delle elementari e la professoressa di italiano delle medie), poi a recitare. La mia maestra delle elementari era una donna lungimirante, controtendenza, assolutamente moderna, per dirtene una fu lei l’ideatrice (in quegli anni) di quello che poi venne definito Happy Hour… ma per questo dovresti intervistare sua figlia, Simonetta, un’ottima violista impegnata in attività concertistiche.Sua mamma ci dettava storie e poi ce le faceva rappresentare sia a fumetti che sulla scena. Ne ricordo una, in modo particolare, che era una sorta di incontro tra personaggi delle favole, tra principesse, damigelle e fatine a me assegnò quello che io accolsi come il ruolo più importante: il narratore, ero sempre in scena ne scandivo i tempi.Lei ha avuto grandissimi meriti: quello di avermi fatto fare un numero inimmaginabile di temi e di riassunti, quello di avermi fatto studiare a memoria 20 poesie (per gli esami che si sostenevano tra seconda e terza elementare), quello di avermi inculcato la sete di ricerca e la cura nel reperire informazioni, dettagli, documentazione, e quella grande passione per il palcoscenico.

Quando hai iniziato davvero a scrivere? Io ho sempre scritto molto. Il Teatro mi ha fatto capire la forza del “corpo parola” sulla scena, mi ha insegnato a lavorare sulla verità di una battuta, di un gesto, di un personaggio. Mi ha aiutata a controllare timidezza, fiati, voce. Mi ha insegnato la definizione di spazio di ritmo e di musicalità. Ha dato senso alla mia creatività, alla mia fervida immaginazione, alla mia voglia continua di giocare e di mettermi in gioco. Ha fissato nella mia testa un grosso punto interrogativo.

In Teatro tutto deve corrispondere a un “Perché?”. Ma soprattutto la domanda sacra che ogni artista deve farsi è: di quello che sto facendo, scrivendo, creando, cosa arriva, se arriva?Il Teatro è stato un grande Maestro. Una scuola irripetibile altrove. Il passaggio all’editoria fa parte di un processo evolutivo professionale che potrebbe portarmi di nuovo al Teatro, chissà…

Sei ancora ghostwriter? Cosa ti appassiona di questo essere scrittore “per altri”?È un lavoro particolare, interessante, non facile: mi pagano, lo faccio.

Ora sei  direttore editoriale di “Il seme bianco”, che cosa ti affascina di più di questo lavoro e quali sono gli aspetti che, invece, ti pesano di più?Amo il mio lavoro perché è una ricerca continua e costante di talenti e di quel testo che ti sorprenda. Non posso dire che qualcosa del mio lavoro mi pesi anche se è un lavoro che non si basa su una certezza calcolabile o precostituita. È un lavoro che comporta impegno, serietà, costanza, determinazione, coraggio, rischio, come tanti altri lavori. Ho la fortuna di lavorare in un team coeso in un clima di condivisione di intenti e ideali, ma oltre alle belle parole c’è tanta “sostanza” umana che si traduce in professionalità e incontri fortunati.

Come sei arrivata a scrivere per Huffpost?Ci sono giorni che accadono. Bisogna essere pronti. E quel giorno io ero sul pezzo.

Nicolle, la protagonista del tuo libro, sognava di diventare scrittrice? E’ una trasposizione della tua vita?Nel libro ci sono alcuni elementi o ricordi della mia vita. Abelardo per esempio, era il soprannome che qualche compagna aveva dato a un ragazzo sconosciuto più grande di noi, non bellissimo ma affascinante. Lo vedevamo, poveretto, tutte le mattine sul tram 13 da Corso Lodi a Crocetta, era una vittima della nostra ilarità e della nostra spensierata fanciullezza.L’altro elemento, e questo a me molto caro, è la fisarmonica. Il mio strumento preferito. Mi emoziona. Mio padre lo suonava da autodidatta, e se fosse vissuto oltre i miei venti anni di età, oggi si sarebbe divertito a leggere di SolDo e di altri personaggi. Ho sempre amato scrivere, i numeri non fanno parte delle mie determinazioni, il mio sogno era il Teatro.

ll tuo stile nel romanzo è essenziale, talvolta asciutto e senza fronzoli, è anche il tuo modo di essere?Tendo sempre a distinguere luoghi e situazioni, in generale mi affascina l’eleganza di pensiero. Non amo fronzoli e orpelli, ma la semplicità, in tutte le sue declinazioni. Sono attratta però dai particolari, dai dettagli, che raccontano un carattere, uno stato d’animo. Dai dettagli che fanno la differenza. Con stile.

9 commenti su “Dal teatro all’editoria: la passione per la scrittura”

  1. la storia di vita di Luisella, il carattere determinato e dolce al tempo stesso, le sue esperienze lavorative, mi invogliano parecchio ad addentrarmi nella lettura del suo libro. Bel lavoro Elena

    1. Vale grazie! Luisella è una donna che ha tanto voglia di fare e tanta energia, e poi ha un cane…quindi…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Cosa posso fare per te?
Torna su