Quanto è difficile essere se stessi?

La vita riserva problemi e difficoltà. Ma con ironia e un pizzico di follia anche i momenti più bui possono portare luce e felicità.

Happy (hippy) family di Stefania Nascimbeni è il libro che hai voglia di leggere per ritrovare il sorriso.

Una storia la cui protagonista è una donna senza nome, una donna come ognuna di noi, che si trova ad affrontare la fine di un matrimonio, l’anoressia, l’essere madre single, un lavoro precario…insomma quella che può essere la vita di ogni giorno.

Una donna un po’ “Morgana”, con la quale ho fatto una lunghissima chiacchierata!

Nel libro c’è molto della tua vita, è stato “salvifico” parlare di te? Il libro è ispirato alla mia storia personale, vero, ma è naturalmente romanzato. Di certo sono andata a ripescare le vecchie sensazioni che ho vissuto sulla mia pelle quando mi sono separata e non solo, ricordi che mi hanno permesso di raccontare una storia toccante e tenera insieme. La scrittura è sempre salvifica, lo è stata per me tanti anni fa, quando ho cominciato a frequentare i corsi di scrittura di Raul Montanari, e lo è ancora. Come la mia protagonista…

Le persone della tua vita che si sono ritrovate nel libro ti hanno dato qualche riscontro? Di che tipo? La mamma si è un po’ offesa, papà ha pianto come un vitello, mio fratello non l’ha letto, mia nonna è morta anni fa… scherzi a parte, anche gli amici e altri personaggi sono spesso trasfigurati per ottenere un risultato migliore all’interno della narrazione, ma qualcuno si è rivisto, sì!

La protagonista si trova a dover superare molte avversità….forse come molte donne. Se dovessi in poche righe spiegarci dove si può trovare la forza per andare oltre cosa ci diresti? In poche righe è difficile, Elena, ma posso dirti che per la mia esperienza personale ho potuto contare sull’aiuto della famiglia e degli amici e sono stati molto utili i cinque anni di terapia che ho sostenuto, all’inizio. La forza è in parte dentro di noi, e sognare aiuta tantissimo, e in parte te la danno gli affetti solidi. Il mio psicologo un giorno mi disse: “Come ti vedi fra qualche anno?”. Gli risposi: “Felicemente divorziata!” Era un esercizio di visualizzazione. Lo compresi dopo. Da provare

Perché la protagonista non ha un nome? Non ha un nome perché volevo che ogni lettrice potesse immaginarla con il proprio volto. E’ davvero la storia di tutte le donne, o in un punto o in un altro.

Nel libro c’è Ibiza, sei affezionata a questa isola? A dire il vero detesto Ibiza, io sono più per Formentera, molto più hippy. Quest’anno volevo infatti tornare a Formentera ma è impossibile. Il  mio sogno più grande, adesso come adesso, è andare in Liguria, adesso, e far prendere un po’ d’aria alle creature.

Vivi in una famiglia allargata, cosa secondo te i tuoi figli stanno imparando da questa situazione? La libertà di esprimersi e di non essere mai giudicati, e l’indipendenza. I miei figli amano a prescindere dal legame di sangue che intercorre fra un membro e l’altro della famiglia, è l’amore in sé che conta

Come sei arrivata alla pubblicazione? Alla prima pubblicazione, 10 anni fa, arrivai attraverso la rete, e dopo ripetute porte sbattute in faccia. Come sempre accade. In questo caso, “Happy (hippy) Family” è arrivato grazie alla mia agente Loredana Rotundo, che stimo immensamente, che mi suggerì Morellini come editore di qualità in grande espansione. Tra l’altro avevo appena frequentato un corso di scrittura proprio in Labò, l’inverno prima, e mi sembrò fantastico. Ho diverse amiche, autrici della stessa casa editrice e sono tutte molto brave.

Sara Rattaro ha scritto l’introduzione. La conosco e la apprezzo moltissimo, cosa hai imparato da lei?   Sara mi piace moltissimo, sia come autrice, sia come donna. E’ dolce e sensibile, nonostante non lo dia a vedere, è una donna molto riservata. Ha un’intelligenza acuta e un grande cuore e le auguro davvero ciò di più bello che la vita possa offrirle. Abbiamo trovato molti punti in comune. E poi le devo tutto, è lei che ha scelto il manoscritto per la pubblicazione!

A proposito di Sara Rattaro, l’ ho chiamata e le ho chiesto come e perché è arrivata a scegliere il tuo testo. Ed ecco cosa mi ha detto

“Ho iniziato a leggere questo romanzo in una sala d’attesa. Accompagnavo mio padre ed era la prima volta che affrontavamo la chemioterapia. Tre ore dopo mio padre mi stava di fronte, incredulo davanti ai miei occhi lucidi e alla mia voglia di continuare la lettura Questo libro è stato il viaggio dentro me, una continua scoperta di quello che avrei voluto sapere di me stessa molto tempo prima. Quel pomeriggio, mentre mio padre riposava, ho chiamato la casa editrice e ho detto “Questo libro lo voglio!

Ma ora torniamo a noi, ci racconti una tua giornata tipo? La mia giornata tipo, prima: sveglia, bambini (scuola e nonni), lavoro, scrittura, bambini (di ritorno dalla scuola), lavoro, corsetta, amici. Adesso: bambini, lavoro, bambini, lavoro, bambini, lavoro, bambini, lavoro, bambini, lavoro, bambini, pochissimo tempo per me!

Progetti futuri? Stai lavorando ad un secondo romanzo?  Sì. Ho gettato le basi proprio in questi giorni per una nuova storia. Ma chissà quando lo finirò… prima voglio andare al mare e tuffarmici dentro!

 

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