Incontro con Dorothy Allison

Qualche giorno fa ho avuto la fortuna di partecipare ad un incontro presso la Libreria Gogol and Company di Milano, nel quale vi era come ospite Dorothy Allison autrice di “La Bastarda della Carolina” e “Due o tre cose che so di sicuro” entrambi editi da Minimum Fax.

Dorothy è stata molto disponibile e già prima dell’incontro si è fermata a chiacchierare e a chiedere commenti ai suoi libri.

Il suo sguardo era profondo e sicuro e, a mio avviso, anche fiero. Del resto solo una donna molto coraggiosa e combattiva avrebbe potuto scrivere libri semi-autobiografici nei quali racconta la sua vita  difficile e colma di abusi.

Dorothy è stata poi intervistata da Ludovica della Libreria Le notti Bianche di Vigevano che, in modo molto delicato, ha sviscerato molti dei temi che vengono trattati nei romanzi.

L’autrice ha parlato del suo rapporto con la scrittura che, senza dubbio, ha avuto una valenza salvifica spiegando che, per lei la sua scrittura deve potere “suonare”. “Sono cresciuta  in una famiglia battista abituata ai canti gospel caratterizzati da una precisione musicale estrema e da una forte potenza comunicativa, uno stile potente e diretto che ha una forza impetuosa in sé. Ho letto e riletto i brani a voce alta, se non ne sentivo la musicalità, li riscrivevo togliendo tutto ciò che non era musicale”

Molto interessante la domanda sul femminismo “Da attivista femminista, donna che ha vissuto e attraversato vari passaggi del femminismo  come vede cambiato questo concetto?” e la risposta di Dorothy “Non c’è un vero concetto di femminismo, questo cambia a seconda dei Paesi e della situazione specifica”.

Certo non tutte le donne hanno il coraggio di Dorothy che a 70 anni ancora scrive e viaggia per parlare di diritti, di omosessualità e di libertà.

Ne ho scritto solo oggi perché ho finito il suo ultimo libro del quale all’incontro aveva detto “Ho introdotto molte fotografie nel mio ultimo libro perché se una persona non vuole leggere non potrà però fare a meno di guarda le foto, scatti della mia scatola dei ricordi, dove si vede la classe operaia, la lotta di classe, una donna bambina incinta di me…insomma la mia vita”.

Difficile aggiungere altro.

Il linguaggio di Dorothy nel libro è curato, preciso, forte e musicale. Dal vivo il suo intervento, forte e carico di energia e di impegno sociale,  mi ha fatto riflettere su quanto sia importante non temere di essere  se stessi, senza lasciarsi intimorire da giudizi altrui.

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